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Il caffè previene il Parkinson?

La caffeina come alleato contro la malattia

Quando ci si sveglia al mattino, è spesso la prima cosa a cui si pensa: una tazza di caffè.

Questo rituale quotidiano, irrinunciabile per molti, non solo offre energia e concentrazione, ma può anche influenzare positivamente l’umore. Diversi studi suggeriscono che la caffeina stimola la produzione di dopamina e serotonina, due neurotrasmettitori associati al piacere e al benessere. Mentre ricerche, come quelle condotte dalla Harvard Medical School, indicano che il consumo di caffè potrebbe persino ridurre il rischio di depressione e migliorare la resilienza allo stress. Un dato interessante, che evidenzia come gli effetti del caffè vadano ben oltre la semplice sensazione di “svegliarsi” al mattino.

 

Il legame tra caffè e prevenzione del Parkinson

Oltre agli effetti sull’umore, il caffè potrebbe avere un ruolo anche nella prevenzione della malattia di Parkinson. Secondo numerosi studi epidemiologici, il consumo regolare di caffeina è associato a una riduzione del rischio di sviluppare la malattia. Una revisione scientifica condotta al Leicester Medical School nel 2023 ha evidenziato che la caffeina agisce come antagonista dei recettori A2A dell’adenosina, contribuendo a modulare la trasmissione dopaminergica e riducendo lo stress ossidativo, entrambi fattori chiave nella degenerazione dei neuroni responsabili della malattia.

Un aspetto particolarmente interessante riguarda la differenza di incidenza tra uomini e donne: ricerche suggeriscono che il beneficio della caffeina sia più evidente nei soggetti di sesso maschile, mentre nelle donne può essere influenzato da fattori ormonali, come la terapia ormonale sostitutiva. Inoltre, è stato riscontrato un effetto dose-dipendente ovvero, un consumo più elevato di caffè sembra essere correlato a una riduzione più marcata del rischio di sviluppare il Parkinson. Tuttavia, è importante considerare gli effetti collaterali di un consumo eccessivo, come nervosismo, insonnia e aumento della frequenza cardiaca.

 

Il caffè aiuta chi ha già il Parkinson?

Se da un lato le ricerche evidenziano una correlazione tra il consumo di caffè e la prevenzione del Parkinson, il discorso cambia quando si analizzano i suoi effetti nei pazienti già affetti dalla malattia. Uno studio clinico effettuato dal dottor Ronald B. Postuma e pubblicato dall’American Academy of Neurology nel 2017, ha valutato l’impatto della caffeina sui sintomi della malattia, in particolare sulla rigidità muscolare e la bradicinesia. I risultati hanno mostrato che la caffeina non porta miglioramenti significativi nei sintomi motori. Questo suggerisce che, sebbene il caffè possa avere un ruolo protettivo prima dell’insorgenza della malattia, non rappresenta una soluzione efficace per chi convive già con il Parkinson.

 

Soluzioni alternative per migliorare i sintomi motori del Parkinson

Se la caffeina non aiuta a gestire i sintomi motori, esistono altre soluzioni tecnologiche, innovative e non invasive. Alcune di queste possono ridurre sintomi di movimento come i blocchi motori e la festinazione, migliorando l’equilibrio nei pazienti con malattia di Parkinson, neuropatia periferica o in riabilitazione post-ictus. La terapia Gondola AMPS infatti utilizza una stimolazione meccanica periferica sui piedi per inviare segnali al cervello, ottimizzando i circuiti neuronali coinvolti nel movimento. A differenza del caffè, che agisce principalmente sulla neuroprotezione, la terapia AMPS mira direttamente ai sintomi del Parkinson, offrendo benefici immediati e a lungo termine per chi lotta ogni giorno con le difficoltà motorie.

 

Il caffè: un alleato nella prevenzione, ma non nella cura

Il caffè ha dimostrato di essere più di una semplice bevanda energizzante: può migliorare il benessere psicologico e ridurre il rischio di sviluppare il Parkinson. Ma per chi già convive con il Parkinson, terapie innovative come la stimolazione meccanica periferica offrono benefici immediati.  Prevenire è sempre fondamentale, ma quando si affrontano sfide quotidiane come il freezing e le difficoltà del cammino, è importante scegliere le strategie più efficaci per trattare i sintomi. Solo così è possibile migliorare la qualità della vita dei pazienti e dei caregiver, migliorando l’indipendenza e la libertà di entrambi.

 

Fonti:

Drinking coffee may decrease depression risk in women, Harvard School of Public Health, 2011
https://hsph.harvard.edu/news/coffee-depression-women-ascherio-lucas/ 

 

Il caffè aiuta a prevenire e a rallentare il Parkinson, Federica Bosco, 2022.
https://www.sanitainformazione.it/salute/il-caffe-aiuta-a-prevenire-e-a-rallentare-il-parkinson/


Does Drinking Coffee Reduce the Incidence of Parkinson’s Disease? Otolaryngology, College of Life Sciences, Leicester Medical School, 2023
https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC9883660/


Caffeine as symptomatic treatment for Parkinson disease (Café-PD),  Department of Neurology, Montreal General Hospital, 2017
https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC5664303/

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